Intorno a questa domanda hanno riflettuto e ragionato, lo scorso 7 Aprile, quattro personalità del mondo dello scautismo, della ricerca universitaria, del volontariato e del mondo del lavoro nella nuova sede del Gruppo Scout FIUMICINO 1, in occasione dell’inaugurazione dei locali e degli spazi verdi in via Rainaldo 20, nella campagna di Ostia Antica.
Dopo i saluti di apertura del Presidente della Sezione, Fabio Camilletti, che ha ringraziato tutti per la collaborazione nei lavori di ristrutturazione e ha ricordato l’importanza per il Gruppo dei proventi dal 5 per mille, la parola è passata a Gualtiero Zanolini, Scout Agesci e docente di Psicologia delle Emozioni all’Università di Ginevra.
Zanolini ha ricordato come il fondatore dello scoutismo, il generale inglese Robert Baden-Powell, sia stato contemporaneo di altri due personaggi straordinari come Sigmund Freud e Maria Montessori che come lui avevano messo al centro della loro ricerca “la persona, libera di fare scelte”. Baden Powell si muoveva “sperimentando” e probabilmente non avrebbe saputo rispondere alla domanda posta dal convegno perché “non aveva gli strumenti né la cultura necessaria a dirlo”, ma secondo Zanolini a rendere educativo lo scoutismo non è tanto il tipo di attività che i ragazzi di oltre 160 Paesi fanno, ma “l’intenzione di educazione e trasformazione” che attraverso queste attività viene concretizzata.
Per capire meglio quello che negli anni è poi diventato “Il Metodo”, Zanolini ha stilato un elenco dei “verbi attivi” che non possono mancare all’interno delle attività scout:
- GIOCARE
- ESPLORARE
- OSSERVARE
- COSTRUIRE
- GUIDARE
- SERVIRE
- CELEBRARE
- AFFIDARE
- CUSTODIRE
- PROMETTERE
- CONDIVIDERE
- RACCONTARE
“Tutto è esperienza nello scoutismo – ha spiegato Zanolini – esperienza fisica (confronto con il freddo, il caldo, la fatica, durante le uscite e con i giochi sensoriali) ed esperienza emotiva (nello scoutismo imparare a dichiarare ciò che si prova è fondamentale!)”. D’altra parte, ha sottolineato il docente, l’etimologia di emozione ed educazione è simile: e-movere, e-ducare parlano di un movimento che parte da dentro il fanciullo e questo si riconduce al principio di autoeducazione a cui Baden Powell teneva tanto: “Quanta pedagogia in un metodo che BP pensava così semplice!”, ha esclamato Zanolini. Infine, parlando di spiritualità, Zanolini ha concluso che “lo scoutismo è un laboratorio di ricerca di senso”, intendendo la parola senso in tutte le sue accezioni: senso come valore, senso come direzione, senso come percezione fisica, tutti ambiti in cui lo scout si trova a confronto con se stesso ad “interrogarsi”.
“Lo scoutismo nasce da un militare, all’interno di una potenza imperialista feroce”, ha esordito Lorenzo Tagliavanti, Presidente della Camera di Commercio di Roma. In guerra, Baden Powell aveva sperimentato la passione dei giovani, ma cercò di convogliarla verso altri valori che, ha proseguito Tagliavanti, oggi sono ancora più attuali di allora:
- l’attenzione all’ambiente;
- l’abitudine alla scarsità;
- la globalizzazione, l’accettazione dell’Altro;
- l’autoeducazione continua
“Lo scoutismo non solo è attuale, ma è drammaticamente essenziale, oggi – ha affermato il Presidente della Camera di Commercio di Roma – anche nel campo professionale: a cosa si deve preparare un giovane, nel mondo del lavoro? Come Baden-Powell quando in canoa su un fiume canadese si trovò nella tempesta, lo scout deve essere preparato da affrontare tutto, a cambiare. E infatti – ha scherzato Tagliavanti – si dice che uno scout è accettabile durante un cocktail, ma indispensabile in un naufragio!”.
Sembra effettivamente che chi è stato scout, abbia molte marce in più anche nel mondo del lavoro, ha concluso il Presidente: un paio di anni fa la rivista statunitense Forbes ha intitolato un numero “Perché assumere qualcuno che è stato uno scout”, con la lista dei motivi:
- sa lavorare in squadra;
- è creativo;
- rispetta i valori e la parola;
- sa guidare e sa essere guidato;
- è empatico;
- sa porsi degli obiettivi e li sa valutare: sa cos’è una IMPRESA;
- sa condividere, è generoso;
- lotta contro l’ingiustizia;
- sa trovare le risorse dove mancano, fare con quello che c’è (“è un situazionista, lo scout!”).
A seguito e a conferma di quanto detto, Fabio Camilletti ha informato i presenti che da poco, infatti, è stato deciso di dare ai Capi un attestato per valorizzare le competenze da loro acquisite negli scout così da poterle inserire nei curriculum durante la ricerca di un posto di lavoro. La seconda notizia data dal Presidente è l’adesione del Gruppo al Forum del III Settore del Lazio: “Un mondo stupendo che fa cose diverse dalle nostre, ma con cui vogliamo camminare insieme”, ha spiegato Camilletti, dando la parola alla Portavoce del Forum del Terzo Settore del Lazio, Francesca Danese.
Danese ha spiegato cos’è il Forum del III Settore, raccontando ad esempio del loro viaggio “alla Regione a chiedere di rispettare gli accordi” presi dalle istituzioni dopo i terremoti a L’Aquila e ad Amatrice; del coordinamento del lavoro sul campo del volontariato; di fare rete tra chi lavora nella cooperazione. La Portavoce ha ricordato “la battaglia del Forum per chiedere che si riconosca l’impatto sociale del III Settore sulla vita delle persone” e ha sottolineato come gli scout possano essere a volte “l’unico punto di riferimento in alcune situazioni di disgregazione sociale”, ad esempio nel caso di residence occupati e sgomberati.
Con un breve passaggio, il Presidente della Sezione ha espresso il “cruccio di offrire lo scoutismo a chi se lo può permettere” (dal momento che per molte famiglie la quota è comunque alta anche se è rimasta la stessa da anni) e la volontà di essere più accoglienti.
L’ultimo intervento è stato quello di Michele Marzulli, Scout CNGEI e docente di Sociologia all’Università Cattolica di Milano, che ha parlato della sua esperienza nello scoutismo come “un investimento” e del fatto che chi è stato scout si riconosca, anche dopo anni: “Ci riconosciamo al lavoro, a scuola, tra genitori… Come mai – si è chiesto – ci si riconosce?”. La risposta, secondo Marzulli sta nell’aver acquisito abilità pratiche, competenze, metacompetenze e anche quelle che in gergo lavorativo vengono chiamate “soft skills”: cose come leggere l’orario del treno che nessuno sa leggere, farsi lo zaino, lavorare in gruppo. Lo scoutismo, ha detto, è anche uno “sperimentarsi”, in cui “impari a parlare con le persone e a prenderti le responsabilità”.
Il docente ha raccontato come agli scout vengano spesso affidati compiti di fiducia: nei momenti di disastri naturali ad esempio, quando il lavoro a cui vengono preposti da Protezione Civile, Forze dell’Ordine o altre Autorità è principalmente quello di parlare con le persone colpite da tragedie per la capacità empatica, di ascolto, oppure di proteggere somme di denaro, per l’assoluta stima nella loro onestà.
“Il premio per uno scout è la responsabilità!”, ha affermato Marzulli: “è un sistema di responsabilizzazione progressiva, fatta di ritualità che aiutano i ragazzi a riconoscere dei passaggi di crescita. A lui/a lei viene detto: tu devi crescere, tu crescerai, tu porti addosso i segni della tua crescita”. Infine, ha concluso il professore, “il mondo sarebbe più povero senza Scout, e custodire questa cosa è importante, perché a tenere insieme il tessuto sociale – ha spiegato – è la fiducia, non il pil e noi, qua, creiamo FIDUCIA, un capitale sociale!”.
I video Integrali degli interventi:
Gualtiero Zanolini, Agesci
Lorenzo Tagliavanti, Presidente della Camera di Commercio di Roma
Francesca Danese, Portavoce del Forum del Terzo Settore del Lazio
Michele Marzulli, CNGEI
Video di presentazione della nuova sede